giovedì 21 febbraio 2013

Fotografia naturalista: Konrad Wothe. (Germania).





Da bambino Konrad Wothe preferiva costruire i giocattoli da sé, oppure stare all'aria aperta, nel giardino dei suoi genitori.
"Ho amato la natura e gli animali sin da principio", racconta.
"A otto anni iniziai a fare delle foto, con una macchina fotografica molto semplice. I miei primi soggetti furono i gattini di casa. Poco più avanti, provai a costruirmi una rudimentale macchina fotografica di legno, e anche un'ingranditore per il laboratorio di sviluppo e stampa in bianco e nero che avevo organizzato in cantina.
A scuola vinsi un premio a un concorso, con un modello di macchina fotografica reflex di medio formato a obiettivi intercambiabili che funzionava davvero ed era interamente costruito in legno.
In uno degli anni successivi, vinsi il primo premio costruendo una macchina fotografica panoramica a 360°".






Dopo essersi diplomato, Wothe lavorò come cameraman per il connazionale Heinz Sielmann, che si occupava di documentari sulla natura, ma poco dopo decise di voler diventare anche lui regista di documentari e fotografo naturalista.
Prima di inaugurare la propria attività di fotografo, tuttavia, seguì i corsi di Biologia e Comportamento Animale all'università di Monaco, che si dimostrarono un'ottima base di partenza per il lavoro che svolge attualmente.
Tra il 1984 e il 1992, Wothe, in collaborazione con Michael Herzog, si dedicò prevalentemente alla cinematografia, sia come produttore sia come cameraman.
Lavorava con una telecamera Beaulieu da 16 mm, che gli consentiva di reagire rapidamente a ciò che accadeva sul campo e di documentare la vita degli animali nel modo più spontaneo possibile.






Alcuni dei film da lui girati in India, Costa Rica, Madagascar ed Europa sono stati trasmessi alla televisione sia in Germania che all'estero.
Nel 1995, Wothe decise di sospendere l'attività cinematografica e di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, che sentiva ormai come la sua passione dominante.
"Da quel momento ho fatto moltissime spedizioni fotografiche, che mi hanno portato ovunque, fino all'Antartide", dichiara.











"Ho trovato particolarmente affascinanti le foreste pluviali: dopo i tre documentari per la Tv che avevo realizzato in India e Costa Rica, sono tornato due volte nelle foreste pluviali del Borneo e di Sumatra per un libro sugli oranghi che ho pubblicato nel 1996 in Germania. 
Poi ho organizzato altre spedizioni nelle foreste di Irian Java per fotografare gli uccelli del paradiso e gli uccelli giardinieri.





Mi auguro che le mie foto contribuiscano ad accrescere la consapevolezza di tutti riguardo all'importanza di questo splendido habitat, fondamentale per il clima e per l'umanità.
Con le mie immagini, cerco di comunicare le caratteristiche essenziali di un certo animale, di una certa pianta o di un paesaggio.
Voglio che chi li guarda sperimenti la stessa emozione che ho avvertito io quando mi sono trovato di fronte quell'animale, quella pianta o a un'altra qualsiasi meraviglia della natura.
Spero che le mie foto inducano sempre più persone ad amare la natura, perché credo che solo chi ama la natura sia disposto a proteggerla, e a trattarla con rispetto che merita".