domenica 11 novembre 2012

Pianeta scimmia: Marina Chapman. La donna Tarzan "la mia infanzia con le scimmie".

Da bambina fu rapita e abbandonata nella giungla.
Cinquant'anni dopo, lo racconta per la prima volta.





"Io Tarzan, tu Jane". Memorabile battuta cinematografica. Ma nel mondo della realtà va rovesciata: l'essere umano che vive con le scimmie, saltando da un albero all'altro, è una donna. 
E l'uomo che un giorno la incontra, anziché salvarla, la porta in una giungla più pericolosa, sebbene d'asfalto. 
La storia di Marina Chapman, oggi sorridente gentildonna inglese di 60 anni, suona incredibile, da fumetto, romanzo d'avventure o film di Hollywood: eppure a quanto pare è vera, come racconteranno nei prossimi mesi un libro e un documentario sulla prima "donna- scimmia" del nostro tempo.
"Tarzana, regina della giungla ", la chiama il Sunday Times di Londra, che ieri ha anticipato la sua straordinaria vicenda. 

Comincia in Colombia, il paese in cui probabilmente è nata. 
Dove vivesse, come si chiamasse, cosa facesse la sua famiglia, è ignoto, ma l'ipotesi è che fu rapita poco più che bambina, per un riscatto in denaro. 
"Il mio più lontano ricordo è un fazzoletto di cloroformio sulla bocca", dice. 
Forse il rapimento andò storto e i rapitori, per liberarsi di un ostaggio ingombrante, a un certo punto la abbandonarono nella foresta amazzonica. Da quel momento, secondo la ricostruzione della casa editrice che pubblicherà The girl with no name, questo è il titolo del suo libro con i diritti già per sette paesi.






La ragazzina avrebbe vissuto cinque anni con un gruppo di scimmie cappuccino, copiandone lo stile di vita, imparando a muoversi sugli alberi, nutrendosi di banane e bacche selvatiche, comunicando con gli nivali usando i loro stessi suoni gutturali.
Finchè un giorno le scimmie si imbattono in alcuni cacciatori di frodo.
Gli uomini vedono la ragazza nuda, lei sfugge spaventata, quelli la inseguono.
Ma non per riportarla nella civiltà.
La conducono invece a Cucuta, una città nel nord est della Colombia, dove la vendono a un bordello locale, in cambio di un pappagallo raro.
La ragazza viene picchiata e avviata alla prostituzione.
Ma dalle scimmie ha imparato a fare cose in cui gli umani non sono capaci; salta da una finestra, scende da un albero, scappa.
Ha anche imparato a vivere di espedienti, così per vari anni tira avanti senza un posto per dormire, procurandosi cibo nei modi più disparati. 
Forse vorrebbe tornare nella giungla, tra le scimmie, ma è troppo lontana. Ha 17-18 anni, quando una famiglia colombiana la raccoglie dalla strada e la tiene con sé come serva. 
Le chiedono come si chiama: da un anfratto della memoria risponde Marina Luz, ma non è chiaro se sia il suo nome. 





Qualche anno più tardi, la famiglia si trasferisce per lavoro in Inghilterra e porta Marina con sé. Lì, nella città di Bradford, conosce in chiesa un giovane biologo, i due si innamorano, si sposano e Marina diventa cittadina britannica.
È il 1977. Solo molto tempo dopo le nozze ha il coraggio di rivelare al marito il suo passato. E solo ora, con il sostegno delle due figlie, decide di raccontarlo in un libro autobiografico. "Da bambine ci aveva insegnato a chiedere cibo facendo strani versi, come gli animali", dice Vanessa, una delle figlie. 

"E per farci addormentare ci raccontava favole su una bambina nella giungla. Pensavamo fossero frutto della sua fantasia. Invece erano la sua storia". Gli zoologi le credono: ci sono altri casi di bambini che hanno vissuto con i primati e poi sono riusciti a riadattarsi alla vita tra gli umani. 
Ma nessuno così a lungo come lei. 
Due anni fa Marina è tornata in Colombia in un vano tentativo di ritrovare la sua famiglia. Avrebbe anche voluto visitare la giungla, ma le autorità non le hanno dato il permesso. Chissà se il richiamo della foresta l'avrebbe riportata dalle scimmie della sua infanzia.